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Salvare vite, trasformare comunità

24 Luglio 2025

Salvare vite, trasformare comunità

Di Stefania Cingia

Dal 23 al 26 giugno si è svolto a Salerno, nella cornice del locale Museo Diocesano, “Migramed 2025”, l’incontro promosso da Caritas Italiana per riflettere insieme sulle sfide e le opportunità della mobilità umana nel nostro tempo. Quattro giorni di ascolto, discernimento e condivisione, a cui hanno partecipato 117 tra operatori e operatrici provenienti da 55 Caritas diocesane.

Migrazioni. In un contesto globale segnato da conflitti, disuguaglianze e crisi ambientali, le migrazioni non sono più “emergenze”, ma la narrazione quotidiana del nostro tempo. Da qui il tema dell’incontro: “Salvare vite, trasformare le comunità”, per riscoprire come il Vangelo della carità chiami le Chiese locali ad essere strumenti di pace e custodi dell’umano. A inaugurare i lavori sono stati il filosofo Roberto Mancini e l’ex funzionaria Onu Alessandra Morelli che hanno invitato a riscoprire la dimensione dell’umano e il valore della pace, in risposta a narcisismi distruttivi e logiche di esclusione. Centrale è stato il focus sui corridoi umanitari, lavorativi e universitari, segno concreto di un’accoglienza che salva vite e costruisce ponti. Le Caritas diocesane, Chiese evangeliche, Unhcr, aziende e associazioni partner hanno raccontato le esperienze delle comunità che scelgono di aprirsi all’incontro, testimonianze raccolte nel volume “L’altra strada”, presentato al “Migramed”. Nel corso della quattro giorni sono stati approfonditi anche i temi della tratta e dello sfruttamento lavorativo e sessuale.

Priorità. Nel suo intervento programmatico, don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, ha indicato tre priorità: l’advocacy come costruzione di reti e alleanze sul territorio; l’importanza del Protocollo Cei-Ministero dell’Interno siglato l’11 giugno, che riconosce e valorizza il ruolo della Chiesa nell’accoglienza; e infine, la centralità dei corridoi umanitari, capaci non solo di salvare vite, ma anche di trasformare le comunità. Anche operatrici della cooperativa Kemay di Caritas Diocesana di Brescia, hanno partecipato al “Migramed”, portando l’esperienza decennale di accoglienza di richiedenti asilo e migranti sul territorio bresciano.

Kemay. Nata nel 2015 per volontà di Caritas Diocesana di Brescia per dare concretezza ai progetti di assistenza di persone migranti, negli anni Kemay ha incontrato più di duemila persone di diverse nazionalità, provenienti soprattutto dall’Africa Sub Sahariana, dal Nord Africa, dal Sud America e dall’Asia. Dallo scoppio della guerra in Ucraina, la cooperativa ha accolto le persone ucraine in fuga e tutt’ora è impegnata nel loro accompagnamento per una autonomia in Italia.

 

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