“Incontrando una sepoltura dopo l’altra, è stata un’esigenza naturale e professionale – continua – cercare di sapere tutto il possibile di quelle salme, senza nome anche solo i dati autoptici riportano dai numeri alla dimensione individuale, quindi il tema dell'identità e del lavoro di identificazione si è imposto come centrale. Ho intuito che tutto questo contesto, il destino dei corpi e ciò che vi ruota 2 attorno, fosse in qualche modo emblematico di tutto il fenomeno, rappresentava perfettamente la realtà che definisco anomalia”. Se l'immigrazione è sempre più un “oggetto politico” che divide in pareri e fazioni contrapposte, il linguaggio di queste immagini – “nudo”, senza aggiunte – porta l'attenzione al di là del rumore abituale."
Queste le parole di Max Hirzel, il fotografo che ha raccolto una serie di fotografia per raccontare le migrazioni da una prospettiva inedita.
La mostra è al MoCa di via Moretto a Brescia resterà aperta con ingresso libero e gratuito fino al 15 ottobre. Ad attendere i visitatori, anche le operatrici e operatori della Cooperativa Kemay che dal 2015 lavorano nell'accoglienza di richiedenti protezione internazionale e rifugiati.
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